Cari lettori di questa infinita saga del WiFi, non sono a conoscenza di novità, se non una mia preoccupazione che ho aspettato ad esternare per non far la figura del criticone o del rompiscatole (o ambedue, d’altra parte mi riesce bene..). Da giorni sui giornali era un susseguirsi di articoli sull’argomento e mi chiedevo come fosse possibile che in Comune non se ne accorgessero ed agissero di conseguenza. Dunque ho atteso, sperando che si trattasse solo di una temporanea e breve svista dei protagonisti. Ma se di svista si tratta, visto che si sta protraendo, forse è meglio avvertirli prima che si mettano nei guai da soli..
Sono ormai passati 10 giorni da quando Informatica System ha installato sul tetto del Comune l’antenna per il servizio WiFi. Da allora non è stato comunicato nulla ai cittadini e non si sa se, quando e come questo servizio verrà esteso anche all’utenza residenziale. Fatto sta che da mercoledì 29 settembre è possibile connettersi ad internet dalla piazza di Sampeyre.
Purtroppo la scarsa competenza riguardo alla rete ed alle sue innumerevoli sfaccettature ha portato il Comune ad agire fin qui in modo poco logico e potenzialmente dannoso, più ancora per se stesso che per i cittadini. Infatti, proprio il non conoscere l’argomento ha posto il Comune, immagino inconsapevolmente, ad agire al di fuori della legge vigente.
Addirittura?, direte voi.
Ebbene si, e per spiegarlo è necessario fare un piccolo passo indietro.
Dal 2006 è in vigore in Italia una peraltro esecrabile legge, nota come “Decreto Pisanu” (dal nome dell’estensore), che stabilisce una serie di norme anti-terrorismo che riguardano internet ed in particolare le procedure di accesso alla rete.
Questa norma, che è estremamente restrittiva e che nel nostro paese ha influenzato negativamente lo sviluppo del WiFi pubblico rispetto al resto dell’Europa, è stata recentemente ripudiata dallo stesso Pisanu che non ha potuto che prendere atto di come questa normativa abbia portato svantaggi in termine di sviluppo, enormemente superiori ai vantaggi ottenuti in termini di sicurezza.
Ma cosa dice il Decreto Pisanu? In pratica impedisce che si possano installare hot-spot liberi, cioè che chi si collega possa farlo senza essere identificato (per fornire il servizio serve l’autorizzazione della questura e bisogna identificare con un documento uno per uno tutti gli utenti). Si tratta di una norma chiaramente assurda ed antistorica, che rende difficile, ad esempio, fornire l’accesso alla rete agli studenti da parte delle Università. Ma è comunque una legge in vigore.
Ora è certo, che Informatica System abbia i mezzi per realizzare l’interfaccia necessaria per potersi registrare e quindi usufruire del servizio come la legge prescrive. Però, contrariamente a Frassino, dove il sistema di identificazione è funzionante, a Sampeyre la connessione è libera. Si accende il computer o lo smart-phone, si seleziona la rete “valvaraita” e si naviga..
Sicuramente è solo una questione di tempo (e di tempi tecnici, forse), ma allora ci si chiede perché si è montata in fretta e furia l’antenna e si è “aperto il rubinetto” prima di poter erogare il servizio a norma di legge, prendendosi un rischio inutile. Ed è ancora più sconcertante che questo aspetto non sia stato comunicato (presumibilmente) dal fornitore al Comune, mettendolo nella scomoda situazione di violare le norme anti-terrorismo, che come ben sapete, non sono bruscolini.
Parlando da utente, mi fa piacere andare in piazza, prendermi un aperitivo e scaricare la posta comodamente seduto e senza pagare un euro. Anzi, egoisticamente spero che questo eden dal sapore quasi californiano si protragga a lungo. Ma se al posto mio capita, che so, un agente della Polizia Postale o un Carabiniere che “capisce ‘e internet”, cosa succede?
Ora, cari lettori, fate i bravi: dato che in Comune la rete non la usano (o quasi), fategli sapere la cosa.
Magari col telegrafo!
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